mercoledì 26 dicembre 2012

La Fine del Monti (e l'inizio del Nuovo Monti...)


I Maya avevano previsto la “fine del Mondo”. Invece, il 21 dicembre 2012, è finito “solamente” il Governo Monti. La prima cosa che ho pensato, lo confesso, è che era un evento quasi paragonabile all'Apocalisse. Mi sono detto: da questo momento, l'Italia sarà in un tunnel nero e confuso. Monti era un approdo naturale e sicuro in cui rifugiarsi. Era la garanzia della nostra “affidabilità” nei confronti del resto del Mondo, lo schermo che filtrava il Potere dai politici “sgangherati” e “magnaccioni”, e molte altre cose. Attenzione: non stavo facendo il mio commiato commosso al Governo dei tecnici. Anzi... Per quanto mi riguarda questo esecutivo non doveva nemmeno vedere la luce. E, sempre per quanto mi riguarda, non ho condiviso quasi nulla di quello che hanno fatto. Tuttavia, mi spaventava l'idea che l'instabilità generale che esisteva prima dell'insediamento del Professore, potesse ritornare più forte di prima.

Pensavo anche al fatto che eravamo a due mesi dalle elezioni, e non sapevamo praticamente nulla di quello che ci attendeva. C'era un solo candidato Premier certo, Pierluigi Bersani. Tutto il resto era una gigantesca nebulosa fitta, da cui ogni giorno si tirava fuori tutto e il contrario di tutto. Non si sapevano gli altri candidati Premier, non si sapevano le alleanze, non si sapevano i programmi. Non si sapeva nulla. L'unica cosa certa era che tutti attendevano un segno da Mario Monti, il divino propiziatore dell'era dell'Austerity. Poi, all'improvviso, il “segno divino” è arrivato. Monti ha detto: scendo (anzi, salgo...) in politica. E da li, è cambiato tutto. E' incredibile come le cose possano mutare tanto rapidamente. D'improvviso, sono sparite tutte le mie ansie, le mie paure, le mie incertezze sul futuro dell'Italia. Mah si... Ora è tutto chiaro: dopo Monti, c'è solo Monti!

In realtà, sto un po' bleffando. Si, perché ero tranquillo anche prima. Era già comunque chiaro che dopo Monti, ci sarebbe stato solo Monti. Si, perché forse per la prima volta nella storia dell'Umanità, i politici hanno una paura fottuta di vincere le elezioni. Scacciano una possibile vittoria alle urne, peggio di come si potrebbe fare con un cane affetto dalla rabbia.

… Il Divino Monti è l'unico possibile successore alla guida di questo Paese. Del resto, chi se la prende la responsabilità di guidare l'Italia in questo momento? Se qualcosa andasse storto, il Mondo intero riverserebbe la propria rabbia contro il politico di turno che ha fatto fallire l'Italia e l'Europa intera. L'Europa, per l'appunto, ha già indicato chiaramente cosa vorrebbe per il nostro futuro. La classe politica, poi, ha creato le basi per raggiungere l'obiettivo prefissato: credete sia un caso se nessun partito che siede (anzi, sedeva) in Parlamento, ha mai chiesto di avere una Legge elettorale che rendesse l'Italia finalmente governabile (ossia, che chi vince riesce a governare... Pure che vince di un sol voto)?

… Potreste rispondermi: perché sei così sicuro che dopo Monti, ci sarà di nuovo Monti? In fin dei conti, i sondaggi danno vincente la coalizione di Pierluigi Bersani, e se i sondaggi non si sbagliano sarà Bersani il nuovo Premier!? Si, d'accordo... Il ragionamento non fa una grinza, ma proviamo ad analizzare lo scenario che si apre di fronte a noi dopo l'annuncio del Professore. Intanto, bisognerà vedere se i sondaggi continueranno a dare il medesimo responso. Monti, infatti, fino ad ora, non aveva ancora chiarito se sarebbe stato stato della partita o meno (anche se non ho capito bene che ruolo intenda avere nella campagna elettorale...). Ci sarà quindi da vedere quanto, alla fine, riuscirà a portare effettivamente a casa il Professore (e, secondo me, non sarà poco...). Se vincesse la coalizione montiana, va da sé cosa accadrebbe. Ma se vincesse Bersani, ci sarebbe lo scenario più interessante. Bersani, ancora prima di vincere le elezioni, ha già detto di volersi alleare con il Centro (del resto, pure che vincesse in larga misura, non avrebbe una maggioranza tale per riuscire a governare). Il Centro, dal canto suo, ha Monti al centro (per l'appunto), e senza Monti al centro non si allea con nessuno (questo è il vero motivo del perché il Pd vedeva come fumo negli occhi un impegno politico del Professore! Non voleva ritrovarsi Monti come “avversario obbligato”, e allo stesso tempo non voleva dover scendere a patti con una figura così “imponente” ). E quindi? Che si fa?

… Questa è la mia “profezia” (molto più certa di quella dei Maya). Alla fine vincerà il Pd. Il Pd, però, non avrà i numeri per governare solo. Non avendo i numeri, si vedrà “costretto” ad allearsi con il Centro di Monti (ponendo definitivamente fine al nome SINISTRA associato al Pd... Per l'immensa gioia dei vari Letta, Fioroni, eccetera). Il Centro, però, porrà come condizione fondamentale per l'alleanza il prosieguo senza se e senza ma dell'Agenda Monti, con Monti Presidente del Consiglio. Il Pd, all'inizio, borbotterà un po' (un po' di scena bisogna farla sempre, per essere credibili...). Poi, però, rivolgendosi al popolo italiano, dirà: “Cari elettori, non possiamo lasciare proprio in questo momento l'Italia senza un Governo stabile e coeso, e quindi ci vediamo costretti ad accettare la proposta di Casini... E' per il Bene del nostro Paese”. Così, per l'unità e la stabilità del Parlamento, ridaranno l'incarico a Monti. La versione alternativa è che il Centro accetterà Bersani come Presidente del Consiglio, ma a patto che l'agenda Monti sia il programma del Governo. Insomma, Monti o il suo fantasma aleggeranno ancora per molto sui destini del nostro Paese. Questa è l'unica cosa certa.

In mezzo a tutto questo bailamme, poi, ci sono le “incognite”. Da una parte c'è il pagliaccetto di Arcore che, nonostante tutti gli abbiano sbattuto le porte in faccia con un “no, grazie” (persino la Lega), continua ad occupare le tv per presentare il suo “rivoluzionario” programma elettorale. E' veramente una cosa straordinaria, quell'uomo: non si arrende mai, di fronte a niente e nessuno. Non c'è modo per fermarlo... Solo abbattendolo a fucilate, forse (in senso figurato, s'intende...). Ad ogni modo, la sua strategia è chiara: nonostante tutti mi abbiano detto di no, io continuo ad andare avanti imperterrito. Vado in tv a presentare le mie proposte, e ad ogni ospitata riguadagno punti nei sondaggi (all'Arena di Giletti, però, ha iniziato a dimostrare segni di cedimento. Forse Monti è un avversario troppo grande anche per lui...). Quando vedranno che ho ancora un bel bacino di voti, cambieranno idea e mi riapriranno le porte. Verrebbe da dire che vaneggia, se non fosse che la sua strategia sembra proprio funzionare. Questa è la cosa inquietante: c'è ancora gente disposta a credergli. C'è ancora gente che, ogni volta che lo vede in tv, torna ad avere fiducia in lui. E' una cosa pazzesca... Sembra la storia dei serpenti, che ad ogni suono del flauto tornano ad obbedire al proprio “padrone”. Berlusconi ha costruito, attraverso le sue tv, un potere mediatico e politico che continua ad avere un effetto incredibile. Ogni volta che va in tv, recupera voti. Certo, non vincerà più... Tuttavia, continuerà ad avere un peso non indifferente sul panorama politico. Con i sondaggi in crescita come sono, è probabile anche che qualcuno dei “vecchi” alleati cambi idea e gli riapra le porte. Ad ogni modo, anche se nessuno dovesse dargli più fiducia, si candiderà lo stesso (fosse anche solo per dimostrare quanto vale ancora).

Le altre due incognite sono Beppe Grillo, e Antonio Ingroia. Il primo, se non continua a buttare fuori gente che non ha fatto nulla di male, e se impara finalmente il significato della parola “democrazia” in tutte le sue varianti, avrà un peso non indifferente nel nuovo Parlamento. Il secondo è un folle, o un eroe (a seconda dei punti di vista): si è preso l'arduo compito di ricreare la Sinistra (quella vera...). Questi, escludendo Berlusconi e la Lega, sono gli unici due che potrebbero liberarci dal destino che l'Europa ha già scritto per noi (ovvero, la condanna di Monti a vita). Il problema è che si assomigliano, e assomigliandosi si elidono a vicenda. La Sinistra è a pezzi, perché a Sinistra c'è stato un grande scisma: il Movimento 5 Stelle, infatti, checché se ne dica, è una forza politica fondamentalmente di Sinistra. Il problema della Sinistra è sempre stato quello di avere un'irresistibile voglia di farsi del male, e di frantumarsi perciò ogni volta in mille pezzi praticamente tutti uguali fra loro. So che è praticamente inutile, ma voglio lanciare lo stesso un mio personalissimo appello: Sinistra d'Ingroia, e Sinistra di Grillo, trovate una sintesi e presentatevi uniti alle prossime elezioni! Per la miseria, salvateci da questo infernale gioco dell'oca in cui ogni volta si riparte sempre dal via! Ingroia ha già detto di volersi aprire alla Società civile, e ha altresì chiesto ai “vecchi” politici di fare un passo indietro. Grillo, dal canto suo, accetti di sostenere, oltre ai semplici cittadini, anche personalità di spicco della Società civile (mai state in Parlamento...) in grado di governare e rappresentare dignitosamente il nostro Paese (in questo momento, abbiamo bisogno di qualche guida forte e capace. L'idea di portare in Parlamento gente comune è fantastica, e va attuata... Tuttavia, in questo momento, potrebbe non essere sufficiente, e rischiare di fallire miseramente).

Ad ogni modo, escludendo il mio sogno utopistico di vedere finalmente una Sinistra tutta unita, lo scenario che ci troveremo di fronte alle prossime elezioni sarà il seguente: un polo composto da Pd e Sel (sempre che Sel non si renda finalmente conto di aver scelto il posto sbagliato in cui stare), un grande Centro con Monti (Casini, Fini, Montezemolo, più i transfughi convertiti di Pd e Pdl... Tutto all'insegna della beatificazione terrena e divina del Professore), un polo di Destra anti-montiana (da vedere se unito, o meno. Di certo, ci saranno Berlusconi e la sua schiera di lecca-lecca), il Movimento 5 Stelle, e la Sinistra “antagonista” (termine non corretto, ma non me ne venivano di meglio identificativi). Bisognerà vedere chi di questi riuscirà ad entrare effettivamente in Parlamento.

Tuttavia, come già detto, la nostra sorte è scritta... Dopo Monti, solo Monti.

Ah, comunque Buon Natale...

Francesco Canale in arte Anima Blu

martedì 20 novembre 2012

Medioriente: una ferita sempre pronta ad infettarsi...


Io, in genere, non amo le tesi complottistiche o le dietrologie. Tuttavia, non mi si venga a dire che è un caso se, nemmeno un paio di settimane dopo le elezioni negli Usa, Israele riapre la faida con i palestinesi. Magari mi sbaglierò, ma il mio pensiero è questo: Israele vuole attaccare l'Iran, con o senza l'aiuto degli Usa. Ha fatto tacere i fucili finora, per aspettare di vedere se cambiava qualcosa alla Casa Bianca. Una volta assodato che non è cambiato nulla, ha deciso di “aprire le danze”. L'attacco alla striscia di Gaza potrebbe essere un pretesto, per aizzare il “regime” di Teheran e dimostrare al Mondo (sopratutto agli Stati Uniti) che l'Iran è “pericoloso”. Ciò che vorrebbero gli ebrei è che Obama smettesse di “tenere il piede in troppe scarpe” (come in effetti fa...), e che si decidesse ad aiutare i “fratelli d'Israele” (in memoria degli antichi legami). Israele vuole attaccare l'Iran, a prescindere. Tuttavia, è chiaro che preferirebbe farlo con l'America al suo fianco.

Questa volta, però, c'è un fattore “diverso” da tutte le altre volte. Un fattore MOLTO, MOLTO pericoloso. Un fattore che Israele non ha tenuto abbastanza in conto, o che forse (al contrario...) lo spinge (proprio per questo...) ad essere ancora più aggressivo. Il fattore è che sono caduti i “regimi filo-occidentali”. Ci sono state le “primavere arabe”. I cari vecchi leader corrotti, quelli che giravano la faccia dall'altra parte mentre Israele massacrava i “fratelli palestinesi”, non ci sono più. Adesso, i nuovi Governi eletti dal Popolo, sono solidali... Non accettano di stare a guardare mentre Israele, impunemente, fa i suoi “porci comodi” nella striscia di Gaza. E questo il popolo di Gerusalemme lo sa (o perlomeno lo avverte sulla propria pelle...). Israele è sempre più circondato, sempre più impaurito... E quando un animale è impaurito, diventa sempre più aggressivo e arrogante. Non è un caso se, all'indomani delle rivolte islamiche, i razzi palestinesi giungono molto più lontano rispetto a quanto non avessero mai fatto in precedenza...

La strategia israeliana, in mezzo a tutto questo clima incandescente, è letteralmente FOLLE. Da Gerusalemme si è deciso di “scatenare la miccia”, di “scoperchiare il vaso di Pandora”... E di stare a vedere cosa accade. Credo che il loro Pensiero, più o meno, sia questo: “aizziamo le bestie, e vediamo cosa succede... Quando saremo realmente in pericolo, Obama non potrà più far finta di niente... Dovrà prendere una posizione (e sarà quella di far tacere, assieme a noi, l'Iran!)”. C'è bisogno che la Comunità Internazionale spenga immediatamente questo pericoloso focolaio. Si faccia capire ad Israele, una volta per tutte, che non è questo il modo di affrontare le proprie paure (specie in un particolare momento di crisi mondiale). Se ancora non lo capisce, lo si isoli e lo si punisca con sanzioni economiche (come si fa con tutti quei Paesi che, con il loro comportamento, mettono a rischio la Pace su scala globale).

Mi auguro, con tutto il Cuore, che questa interpretazione sia tutta sbagliata. Mi auguro che gli attacchi di questi giorni siano solamente l'ennesima prova d'arroganza perpetrata da Israele nei confronti dei palestinesi (atti d'arroganza a cui, però, qualcuno dovrà prima o poi dire BASTA. Nessuna guerra, per carità, ma un isolamento economico e politico si!), e che tutto rientri al più presto. Tuttavia, la situazione in Medioriente è un fronte che rimarrà sempre aperto... Una ferita sempre pronta ad infettarsi, a generare nuove guerre. Se partisse una terza guerra mondiale (che Dio ce ne scampi!), partirebbe sicuramente da lì.

La Comunità mondiale deve, quindi, smetterla di non prendere posizioni su questa questione. C'è bisogno d'intervenire, e d'impegnarsi, affinchè si riesca a trovare una soluzione finalmente definitiva per quei territori. Far finta di non vedere, e pensare che quella questione non ci riguardi, è il peggior danno che possiamo fare a noi stessi... Ricordiamocelo sempre!

Un abbraccio,
Anima Blu

sabato 27 ottobre 2012

L'Italia e il Nuovo Mondo (senza guerre, nè eserciti...)



E' morto un altro alpino italiano in Afghanistan... L'ennesimo. Ora incomincerà l'ennesimo balletto IPOCRITA delle condoglianze delle Istituzioni, dei picchetti d'onore, delle medaglie alla memoria, eccetera eccetera.... Che nausea. Quanto sangue dovrà scorrere ancora prima che si decida di riportare a casa i nostri militari? Quanto sangue prima di riuscire a decidersi che è ora di finirla con questa pagliacciata della missione di “pace” in Afghanistan? Qualcuno, un giorno, dovrà rispondere di tutti questi OMICIDI DI STATO. Si, perchè di questo si tratta: omicidi di stato. Abbiamo mandato dei giovani ragazzi a MORIRE PER NIENTE. Una follia pura. Una guerra senza capo né coda. Nemmeno un minimo barlume di “motivazione logica” per farla (sempre che una guerra possa avere una buona “motivazione logica” per essere fatta). Nulla. Abbiamo solo servito gli interessi economici di chi, dietro la scusa della lotta al terrorismo, aveva bisogno di “mettere le mani” su un territorio estremamente strategico. Evidentemente, però, la follia di Bush&Co torna utile e congeniale a molti, visto che nessuno ha il coraggio di dire BASTA (destra, sinistra, e “Governi tecnici”). L'Afghanistan sta messo peggio di prima, impantanato ormai in una guerra civile che non avrà mai fine, e i nostri ragazzi continuano a morire. Io, nonostante non provi alcun tipo di simpatia per il mondo dei MILITARI, dico che è insopportabile vedere dei ragazzi morire in questo modo. Credo che chi vuole veramente BENE ai soldati è chi chiede di riportarli A CASA SUBITO, e non chi si straccia le vesti alle commemorazioni (... e poi in Parlamento vota per farli restare in pericolo).

Alla follia del sacrificio umano, si aggiunge quella del sacrificio economico. Le nostre missioni “di pace” all'estero costano l'occhio della testa, e non servono praticamente a nulla. Mi aspettavo che Mario Monti, il quale non si è fatto troppi problemi a sacrificare le pensioni degli italiani, non se ne facesse altrettanti per tagliare i costi militari (tagliando quei costi si avrebbero delle entrate CERTE e IMMEDIATE... Monti ha sempre detto che cose come la patrimoniale o la lotta all'evasione non avrebbero garantito quella liquidità di cui l'Italia aveva bisogno. Evidentemente, però, certi discorsi valgono solo sotto certe lune, e non sotto altre...). Dietro i costi militari, si annidano posizioni di forza e di potere geopolitico (a noi sconosciuti), che non possono essere in alcun modo intaccati... Specie nelle situazioni di gravi crisi economiche. Se ci pensate, le grandi guerre sono scaturite proprio da momenti di crisi economica, e c'è chi ancora adesso auspica una guerra per mettere fine a questa crisi (il pensiero di Marinetti, “guerra come sola igiene del Mondo”, è un concetto sempre molto in voga). Per questo dico che un buon Governo coraggioso (ovviamente di Sinistra), dovrebbe non solo avere il coraggio di tagliare i costi militari, ma dovrebbe addirittura ABOLIRE L'ESERCITO. Ci sono piccoli staterelli che l'hanno già fatto... Sarebbe bello che l'Italia fosse il primo Paese del G8 a rinunciare alle forze armate. Oltre che un meraviglioso messaggio etico, sarebbe anche il segnale chiaro e forte che dalle crisi economiche non si esce con la guerra. Non bisogna mantenere in piedi delle forze armate per mandarle a morire in territori lontani, o per tenerle pronte nell'ipotesi scoppi una guerra e qualcuno ci attacchi. Nella nostra Costituzione c'è scritto che “l'Italia ripudia la guerra”... Giusto? Bene. Allora ripudiamola completamente, anche come concetto. Se ripudiamo la guerra come concetto, dobbiamo ripudiare tutto ciò che vi è connesso... Persino l'ipotesi che ne possa scoppiare una. Lo so che è un Principìo un po' forte da digerire, e che potrebbe persino apparire demagogico... Tuttavia, non è utopico. E' fattibile dire che, nel 2012 (quasi 2013), un Paese civilizzato come l'Italia possa rinunciare COMPLETAMENTE ad un principìo antico quale è la guerra? Secondo me si. Del resto, se un giorno non si fosse alzato un Martin Luther King o un Gandhi a dire che certi princìpi non erano più validi, non sarebbe mai cambiato nulla.

Mi piacerebbe vivere in un Paese in cui non esiste un Esercito. Mi piacerebbe vivere in un Paese dove c'è una forza di polizia (anche qui... cosa serve avere due organi di polizia che fanno praticamente le medesime cose? Non risparmieremmo un sacco di soldi ad accorpare polizia e carabinieri? Che io sappia, siamo l'unico Paese europeo ad averne due...) per mantenere l'ordine pubblico, e un “esercito” di ong che operino all'estero per aiutare davvero chi ha bisogno. Mi piacerebbe poi che la smettessimo di essere uno dei primi Paesi al mondo nella produzione e nell'esportazione di armi, e che convertissimo le nostre Società di punta (tipo Finmeccanica, che è sotto gli occhi di tutti quanto sia marcia) nella produzione di brevetti all'avanguardia che possano migliorare la Vita di tutti. Abbiamo grande maestranza nel creare prodotti ad alta tecnologia... Impieghiamo tale maestranza nel produrre cose utili e vendibili (che non siano pistole, fucili, o elicotteri da bombardamento).

Rinunciare all'aspetto militare non solo sarebbe un messaggio etico, ma sarebbe anche un grandissimo risparmio economico. Riconvertire poi le nostre industrie nella produzione di tecnologie che disegnino il Futuro, mantenendo le grandi e uniche capacità che tutto il Mondo c'invidia, porterebbe un ottimo rilancio economico.

L'Italia può risollevarsi da questa crisi, e diventare addirittura uno dei Paesi più all'avanguardia del Mondo (le capacità, gli strumenti, e la volontà non mancano)... L'importante, però, è che abbia il coraggio di fare scelte coraggiose, di rompere senza indugi meccanismi vecchi e logorati, e di porsi alla guida del disegno del “Nuovo Mondo” (quello vecchio è morto... Inutile voler tenere in Vita un essere ormai agonizzante...).

Io ci voglio credere (nonostante tutto...).

Un abbraccio,
Anima Blu

martedì 9 ottobre 2012

Se questa è una Sinistra...




Queste Primarie mi sembrano l'ennesimo pasticcio del Centrosinistra... Non riesco proprio a capire i toni trionfalistici ed esaltati di Pierluigi Bersani. Più che una “lezione di democrazia”, mi paiono una delle tante dimostrazioni (semmai ce ne fosse stato bisogno...) che il Centrosinistra non è in grado di coalizzarsi. Invece di organizzare e stilare un programma comune, fatto di Princìpi e d'Ideali forti e comuni, la Sinistra si è buttata nella mischia del “tutti contro tutti” e del “chi è più forte vince”. Scappa ancora una volta dinnanzi ai problemi, preferendo la fuga più semplice del “lasciare tutto come sta” e del “passare la patata bollente ad altri” (nello specifico, gli altri sono i poveri cittadini ed elettori). Insomma, finirà come l'Unione di Prodi (nonostante tutti ci tengano a dire che queste Primarie sono l'alternativa a quel tipo di fallimento).

Ci sono miriadi di cose che non funzionano in queste Primarie. Gli aspetti più gravi, però, sono la totale mancanza di un programma comune nonchè la gigantesca distanza politica dei vari candidati. Si va dal “democristiano” Tabacci e dal “neo-liberista” Renzi, fino allo “pseudo-comunista” Vendola. Non è forse la stessa distanza che separava il grassoccio Clemente Mastella dal prode Fausto Bertinotti (entrambi elementi di spicco del secondo Governo Prodi, finito poi come tutti sappiamo?).Mi domando: perchè questa Sinistra italiana fa sempre una gran fatica a capire chi è davvero? Perchè non riesce a (ri)appropriarsi dei termini che la dovrebbero contraddistinguere? Ad esempio: il termine “Sinistra”, oggi, cosa significa? Bruno Tabacci è di Sinistra (no, ditemelo, perchè se Tabacci è di Sinistra io mi faccio di un'altra religione)? E Renzi? Renzi è di Sinistra? La Sinistra E' un'altra cosa (o perlomeno, dovrebbe esserlo). Oggi si è arrivati ad un punto in cui si appiccica il termine “sinistra” un po' a tutto. Abbiamo “svenduto il marchio”, per così dire. Il punto di partenza sbagliato è proprio questo, a mio avviso. Il programma della Sinistra... Prima doveva esserci un programma comune, stilato insieme online (aprendo così anche ai contributi preziosi degli elettori)... Poi, semmai, le Primarie per eleggere leader e candidati (visto che andremo quasi certamente di nuovo al voto con questa legge Porcata, non sarebbe stato male far scegliere agli elettori anche i singoli parlamentari). Prima, insomma, bisognava ritrovarsi intorno al termine Sinistra e ai suoi ideali, senza aver paura di lasciare fuori chi non c'entrava nulla con questa storia. Fuori, ad esempio, i democristiani. Fuori chi è favorevole a continuare a credere nel sistema liberista che ci ha ridotto in questo schifo. Fuori chi intende proseguire l'agenda Monti. Fuori, insomma, chi non c'entra nulla con una VERA coalizione di SINISTRA. C'è tanta di quella carne al fuoco al Centro. Perchè non se ne vanno tutti li, santo Dio? Tutti i vari Renzi, Tabacci, Fioroni, Letta... Facciano una bella coalizione che va da Casini a Montezemolo, e non rompano le palle. Lascino in pace la Sinistra. Lascino la Sinistra a chi è DAVVERO di Sinistra. Invece no. Si è scelto di fare, per l'ennesima volta, un bel fritto misto in cui una cosa non c'azzecca nulla con l'altra. La regolina è che chi vince le Primarie vince tutto il piatto... Così, il programma di chi vince diventa il programma dell'intera coalizione di Sinistra (fosse anche la fotocopia del programma della Thatcher), e chi perde si adegua. A parte che è una fesseria, ma secondo voi succederà davvero? Davvero, secondo voi, chi perde si adeguerà a votare le boiate dell'altro, senza batter ciglio? Ce lo vedete voi Vendola che va a votare le riforme del lavoro di Renzi? Io no. Succederà che andranno al Parlamento, due secondi dopo essersi seduti inizieranno a scannarsi come animali, dopodichè il Governo cadrà e il Paese tornerà nelle mani della Destra. Non vi sembra una storia già sentita? A me si. Bravo Bersani... Grande idea queste Primarie. Proprio grande, si.

Non parliamo poi dei singoli candidati a queste Primarie. E' peggio di un circo degli orrori. Bruno Tabacci: preferisco non commentare. Nichi Vendola: la più grande delusione della Sinistra degli ultimi vent'anni. Mi spiace molto dirlo, ma in Nichi non credo più. Mi ha deluso tantissimo. Sui temi più importanti che lo dovevano contraddistinguere, ambiente e difesa dello “Stato pubblico”, ha fallito miseramente (vedi la vicenda dell'Ilva di Taranto, e la gestione della sanità in Puglia). A ciò aggiungiamoci che è anche un plurindagato, nonché un rinviato a giudizio (chi è rinviato a giudizio dovrebbe, a mio avviso, ritirarsi dall'attività politica per poi, semmai, rientrarci in caso di assoluzione con formula piena). Poi c'è tutto il capitolo Pd. Sul Pd si gioca uno degli altri aspetti più fallimentari di queste Primarie. Che senso ha presentare più candidati di uno stesso Partito a delle Primarie di coalizione? Prima, se proprio volevano, facevano le “primarie interne” al Partito... Sceglievano chi era il candidato premier, dopodichè il “povero sventurato” andava a competere all'interno della coalizione. Così è solo un gran pasticcio, che assume tanto il sapore di una faida interna. I due sfidanti “principali” del Pd (gli altri so a malapena che faccia hanno) sono Pierluigi Bersani e Matteo Renzi. Il primo lo conosciamo tutti. Come persona non sarebbe neanche male, se solo fosse dotato di una spina dorsale. Bersani, e più in generale tutto il Pd, pagano lo scotto di aver votato norme di destra proposte dall'esecutivo Monti, e di aver pertanto una gran confusione in testa su cosa sia di Sinistra e cosa no (come già detto). Il secondo, Renzi, è ogni giorno sempre più odioso. A parte le sue idee (tranne qualcuna buona, le altre fanno accapponare la pelle al solo leggerle in un programma di Sinistra), è proprio come persona che non m'ispira fiducia. Non so perchè, ma mi ricorda tanto Berlusconi: è finto, “costruito” in ogni suo minimo dettaglio. Mi sembra un abile stratega. Sarà lui, ahimè, a vincere le Primarie del Centrosinistra (e non mi stupirei di vederlo anche Premier nel 2013). La gente lo ama, e lo vota. Vincerà perchè lo voteranno anche e sopratutto quelli di Destra, orfani di Berlusconi, esuli alla ricerca di un altro leader “venditore di sogni e di benessere”. Più in generale, Renzi conferma ancora una volta quel Principio per cui tanta gente non vota un programma, ma un leader. Un leader è capace di far smuovere masse di persone da un frangente all'altro, senza troppa fatica. Tanta gente che votò Berlusconi voterà Renzi, nonostante siano di due fazioni diverse (e di due idee diverse... O perlomeno, così sembrerebbe). Insomma, come avrete capito, lo scenario di queste Primarie è desolante. Speriamo si candidi almeno Di Pietro, o chi per lui (sempre che non lo considerino troppo di Sinistra per delle Primarie di Sinistra...)... In alternativa, credo che quella domenica me ne starò in casa a guardare la tv.

Nel frattempo, in mezzo a tutto questo bailamme, il Movimento 5 Stelle ringrazia e porta a casa.

Un caro saluto a tutti, alla prossima!

Anima Blu

giovedì 20 settembre 2012

La risposta di Rete Ferroviaria Italiana al mio articolo-denuncia (con annessa controreplica)...

Rete Ferroviaria Italiana ha risposto al mio articolo-denuncia (un grazie particolare va al Dott. Luca Faccio, amico e blogger de “ilfattoquotidiano.it”, che si è prodigato in prima persona per far sì che l'articolo giungesse ai responsabili di Rfi). Vi riporto la nota integrale inviata dall'Ufficio Stampa di Rfi. Segue la mia controreplica.


“Rispondiamo al signor Francesco Canale a proposito dell’episodio accaduto nella stazione di Piacenza.

Innanzitutto ci scusiamo per l’accaduto informando che saranno adottati tutti i provvedimenti disciplinari necessari nei confronti sia del personale della Sala Blu, gestita da Rete Ferroviaria Italiana, sia del personale dell’impresa appaltatrice che svolge il servizio nella stazione di Piacenza per conto di RFI affinché questo tipo di inconvenienti vengano affrontati con la sensibilità e la capacità che richiedono.

Questi i fatti che danno ragione al cliente: gli operatori della sala Blu di Bologna, dopo essersi resi conto del forte ritardo che aveva accumulato il treno del signor Canale, hanno cercato di comunicare con lui. Soltanto dopo vari tentativi, alle 19.10 sono riusciti a contattarlo. La Sala Blu non ha potuto riprogrammare il servizio perché sul sistema non risultava nessun treno attrezzato per le sue necessità, malgrado il convoglio presente nella stazione di Piacenza, quello visto dal cliente, era adeguato alle sue necessità. Purtroppo gli operatori si sono attenuti scrupolosamente alle regole previste dalla procedura di gestione del servizio di assistenza senza utilizzare la dose di buon senso che il caso specifico avrebbe richiesto. Anche il comportamento degli operatori della ditta è censurabile sia dal punto di vista del carico a peso sia per il rapporto instaurato col cliente.

Rete Ferroviaria Italiana è comunque impegnata a migliorare il servizio della Sale Blu. Per questo è in corso un’indagine conoscitiva condotta da una società esterna che vorremmo contattasse, se lui ce lo consente, il signor Canale. Convinti di avere sicuramente un riscontro negativo sul servizio, potremmo però avere da lui suggerimenti utili per attivare le necessarie azioni correttive e migliorative in tempi brevi.

Ufficio stampa Rete Ferroviaria Italiana”

Ringrazio, innanzitutto, Rete Ferroviaria Italiana per la pronta e tempestiva risposta. Mi ritengo parzialmente soddisfatto del contenuto di tale nota ufficiale. Ciò che mi soddisfa è l'ammissione, da parte di Rfi, del grave disservizio causatomi, nonchè l'annuncio di provvedimenti disciplinari nei confronti di quei soggetti che hanno sbagliato (giusto è che paghi chi, con omissioni e ottusità mentali varie, ha provocato una lesione della mia dignità personale e sociale). Preciso che Sala Blu Bologna non è riuscita a contattarmi per un tempo massimo di dieci minuti, causa il fatto avessi il cellulare scarico. Non appena ho ricevuto i primi avvisi di chiamata, mi sono immediatamente recato presso la vicina stazione di Piacenza. Da quel momento in poi, Sala Blu poteva benissimo comunicare con me attraverso gli uffici della stazione (sia i ragazzi della cooperativa, sia i loro diretti superiori, infatti, erano in comunicazione con l'ufficio in questione per ricevere informazioni su come procedere). Successivamente, attraverso un altro telefono cellulare, ho immediatamente iniziato a cercare di contattare l'ufficio per più di un'ora, senza ricevere alcuna risposta (come già riportato nella mia precedente lettera). Ricordo che, senza un giustificato motivo per non aver risposto, Sala Blu Bologna è passibile di denuncia per “interruzione di pubblico servizio”.
Mi soddisfa, altresì, l'impegno da parte di Rfi nel migliorare il servizio delle Sale Blu. Sono assolutamente disponibile a collaborare con la società incaricata. Più in generale, sono disponibile a collaborare con Rfi e con Trenitalia nel fornirgli suggerimenti ed indicazioni su come migliorare tutto il trasporto dei disabili a bordo dei treni.

Ciò che non mi lascia soddisfatto è la totale mancanza, nella nota, di risposte in merito alla questione generale da me sollevata. La stessa Rfi, di fatto, ammette che quel treno (il regionale 20378), era perfettamente attrezzato per ospitare una carrozzina. Non risponde, però, sul come e perchè girino convogli perfettamente attrezzati che i disabili non possono prendere. E' giusto che paghi chi, quel giorno, si è dimostrato estremamente ottuso. Tuttavia, i responsabili di Sala Blu Bologna hanno solamente “applicato le regole”. La colpa primaria del perchè si è generata tutta quella assurda situazione non sta nei “piani bassi”: sta a monte, nell'organizzazione generale di Rfi. Continuo a chiedere: perchè, sui treni regionali, girano convogli perfettamente attrezzati senza essere segnalati (impedendo così ai disabili di poterne usufruire)? Come intende affrontare e risolvere la questione Rfi? Torno a ripeterlo: è uno spreco assurdo, gravissimo, e nefasto (provoca situazioni incresciose come quella capitata a me). Deve essere assolutamente risolto. Sono altrettanto certo che, nel rinnovato spirito di collaborazione intrapreso con Rfi, si possa presto trovare una soluzione anche per questo problema.

Francesco Canale in arte Anima Blu

lunedì 17 settembre 2012

L'ennesima umiliazione personale, l'ennesimo "spreco all'italiana"...



Quella che desidero raccontarvi in questo articolo è l'ennesima, la più grave, disavventura capitatami con Trenitalia (viaggio spesso per lavoro, abitualmente con il treno). Quanto mi è accaduto pochi giorni fa, oltre che essere un fatto lesivo della mia dignità di persona e di cittadino, è sopratutto l'emblema dell'ennesimo “spreco all'italiana”. Ma andiamo con ordine. Martedì 4 settembre mi trovavo nella stazione di Piacenza (premetto che, attualmente, vivo a Lecce). Attendevo la coincidenza con il treno 9826 delle ore 19.41, che da Piacenza mi avrebbe portato ad Alessandria. Circa mezz'ora prima della partenza vengo a conoscenza del fatto che il treno in questione portava circa 150 minuti di ritardo, causa occupazione dei binari da parte di alcuni operai. Il ritardo era destinato ad aumentare con il passare delle ore (infatti, alla fine della sua corsa, il treno ha accumulato oltre 180 minuti di ritardo)... Iniziai seriamente a preoccuparmi: una volta giunto in Alessandria , infatti, il mio viaggio non sarebbe terminato lì... Dovevo prendere ancora altri mezzi per giungere nel luogo finale di destinazione: con un simile ritardo li avrei sicuramente persi! Inoltre, trovare un albergo attrezzato per disabili all'ultimo minuto è praticamente impossibile! Insomma, intravedevo delinearsi all'orizzonte la netta possibilità di dover passare la notte in stazione. Così, cercai d'informarmi sul fatto se avessi potuto per caso prendere qualche altro treno in direzione Alessandria. Per circa un'ora continuai a chiamare ininterrottamente la Sala Blu di Bologna (le Sale Blu sono gli uffici che coordinano il trasporto dei disabili sui treni. La stazione di Piacenza è sotto la “giurisdizione” della Sala Blu di Bologna), senza avere alcuna risposta. A quel punto avvisai anche altre Sale Blu, chiedendogli se potessero farmi gentilmente chiamare da Bologna. Nulla. Il silenzio più totale. Alle ore 20.00 circa arrivò sul primo binario il treno 20378, un regionale che 50 minuti dopo sarebbe partito proprio alla volta di Alessandria. Avvicinandomi ai convogli mi accorsi che il treno era perfettamente attrezzato per disabili, con tanto di “simbolino” gigantesco e aggancio per carrozzine (ho scattato foto per testimoniare quanto affermo). I signori addetti a salirmi sul treno, appartenenti ad una cooperativa locale, affermavano che su quel treno non mi avrebbero MAI caricato senza l'autorizzazione di Sala Blu Bologna (scherzando anche sul fatto che, a salirmi senza autorizzazione, rischiavano di finire in galera il giorno successivo). Iniziai ad innervosirmi: avevo davanti a me un treno perfettamente attrezzato, che andava proprio nella direzione giusta, e rischiavo di perderlo senza alcun motivo!? Oltretutto, mancava quasi un'ora alla partenza (senza contare che era già più di un'ora che chiamavo per ricevere aiuto). A quel punto minacciai di chiamare i Carabinieri: c'erano tutti gli estremi per una denuncia per discriminazione! Il macchinista e il capotreno (due splendide persone, che Dio li benedica!), fin da subito, mi rassicurarono sul fatto che io avrei preso quel treno... A tutti i costi, e con tutti i mezzi (avevano ben capito quale assurda fosse quella situazione)!! I signori della cooperativa, nonostante il parere favorevole del capotreno al fatto che io prendessi quel convoglio, continuavano a rifiutarsi categoricamente di farmi salire. Da questo punto in poi cominciò un triste teatrino, altamente lesivo della mia dignità di persona e di cittadino: telefonate, grida, concitazione... Tutto nel bel mezzo degli sguardi attoniti degli altri passeggeri! L'assurdità di questa situazione era che c'era un treno perfettamente attrezzato, un capotreno favorevole (oltretutto, affermava di volersi prendere lui la responsabilità di farmi salire... Anche se non capivo quale responsabilità ci fosse da prendersi, visto che il treno era perfettamente concepito per ospitare una carrozzina?), io favorevole (a quanto ne so, sono perfettamente in grado d'intendere e di volere), e nonostante tutto ciò non potevo salire!? Vi rendete conto? Nemmeno i carcerati vengono trattati in questo modo. Oltre a una denuncia per discriminazione, c'erano gli estremi anche per un tentato sequestro di persona. Sono in carrozzina, d'accordo, ma non per questo non posso essere libero di poter andare dove diamine voglio? Non ho mica ucciso nessuno!? La cooperativa continuava a rifiutarsi di svolgere il suo servizio, perchè Sala Blu Bologna continuava a negare l'autorizzazione. Sala Blu Torino (sotto la cui giurisdizione dipende la stazione di Alessandria), dopo aver parlato con il capotreno, diede senza problemi il suo assenso a svolgere l'operazione. Sala Blu Bologna, no. Ha continuato a negare, fino all'ultimo. Siamo partiti, senza avere avuto l'autorizzazione di Sala Blu Bologna. Si, perchè alla fine su quel treno ci sono salito... Grazie alla caparbietà e alla spina dorsale del capotreno e del suo macchinista. Il capotreno ha però dovuto firmare un foglio, postogli dai ragazzi della cooperativa come una sorta di “aut-aut”, in cui si assumeva la responsabilità di tutto. Gli stessi ragazzi della cooperativa, pignoli fino al midollo (dal loro punto di vista avevano anche ragione...), una volta avuta la firma del capotreno, si sono “scordati” di qualunque forma di sicurezza, e su quel treno mi hanno salito a PESO. I disabili, sui treni, vanno fatti salire solo ed esclusivamente attraverso l'utilizzo di un apposito carrello elevatore. Salire un disabile a peso, in quel modo, può essere molto pericoloso (essendo una manovra assolutamente vietata, può anche comportare provvedimenti disciplinari assai gravi). Evidentemente, però, a quel punto, non importava più qualunque minima regola di sicurezza.

Questa è la narrazione di quanto è accaduto. Poi ci sono i motivi da cui è scaturita tutta questa assurda situazione. Continuavo a non capacitarmi del perchè Sala Blu Bologna non avesse voluto autorizzare l'operazione, fino all'ultimo. Bastava che Bologna autorizzasse, e la cooperativa a quel punto avrebbe “obbedito”... Insomma, non sarebbe successo proprio nulla. Mi sembrava una cattiveria gratuita ed insensata. Una volta giunto a destinazione, e ragionando con calma, ho scoperto il motivo del perchè Bologna si rifiutasse. Premettendo che la Sala Blu emiliana è stata estremamente pignola (davanti ad un capotreno che si assume la responsabilità, e ad un treno che è fisicamente attrezzato, potevano benissimo autorizzare... Come ha fatto, del resto, la Sala Blu piemontese), dal loro punto di vista hanno avuto ragione. Perchè? Perchè il 20378, UFFICIALMENTE, risulta NON ATTREZZATO (e quindi, nella malaugurata ipotesi fosse capitato qualcosa, e qualcuno dall'alto fosse andato a chiedergli spiegazioni, sarebbe risultato che loro avevano dato l'assenso a far salire un disabile su un treno non idoneo). Ed ecco lo “spreco all'italiana”... Viaggiando spesso in treno mi ero già accorto di questa situazione, ma mai avevo sperimentato in prima persona gli effetti nefasti che può provocare. Se voi andate a controllare, vedrete che la maggior parte di treni locali (il 90%) risulta NON ATTREZZATO. In realtà, molti di essi girano con vetture perfettamente attrezzate (come nel caso capitato a me)... Vetture che però i disabili non potranno utilizzare mai, perchè dai sistemi computerizzati di Trenitalia non risultano presenti. Il motivo principale di questo spreco gravissimo mi risulta ignoto: azzardo l'ipotesi che, non potendo garantirle su ogni corsa, o dovendo spostarle da una corsa all'altra per motivi logistici, Trenitalia non si voglia prendere lo “sbattimento” di dover segnalare ogni giorno su quali corse siano presenti e su quali no... Mettendo che i treni locali sono tutti (o quasi) non attrezzati, si risolvono il problema senza troppe complicazioni. A parte che è assurdo che, ancora oggi, nel 2012, ci siano treni non attrezzati per disabili... Ma ancor più grave è che ci siano treni attrezzati che i disabili non possono prendere. Pretendo, innanzitutto, le scuse di Trenitalia per quanto mi è accaduto. Inoltre, chiedo che Trenitalia risponda sulla questione da me sollevata, e che trovi una modalità per risolverla. Si prendano la “fatica” di segnalare ogni volta TUTTI i treni locali attrezzati, oppure si organizzino per far sì che le vetture attrezzate vengano poste ogni volta sulle medesime corse (in modo che un disabile sappia con certezza e con verità quali treni può prendere e quali no). Uno spreco del genere è inaccettabile!? Prima di pensare ad opere faraoniche e inutili come la Tav, si pensasse a risolvere situazioni come queste (ne avrei molte altre da raccontarvi, in tanti anni di viaggi fatti sui treni). Sulla questione della Tav ci sono in ballo milioni di euro, su queste invece c'è in ballo la dignità e i diritti delle persone... C'è in ballo, sopratutto, la nostra amata Costituzione che, all'articolo 3, recita così:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di CONDIZIONI PERSONALI e sociali.

E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Un abbraccio,
Anima Blu

martedì 21 agosto 2012

Caccia al magistrato!


Sembra che negli ultimi tempi il nuovo sport nazionale sia diventato la “caccia al magistrato”. Il Governo contro la procura di Taranto, il presidente della Repubblica contro i pm di Palermo, il Governo contro l'Anm (a sostegno del Presidente della Repubblica)... Di nuovo il “grave” (madonna quant'è grave) problema delle intercettazioni, la ricerca di una Legge per limitare “l'arroganza” e lo “strapotere” di quei cattivoni dei magistrati, i conflitti di attribuzione, eccetera. Guardo i titoli dei giornali e penso: ma è tornato Berlusconi? No, perchè sembra di stare (pari pari) nel periodo della legislatura berlusconiana. Pensavo che certe cose fossero appannaggio esclusivo di un Presidente corrotto e ladro, il quale si comportava in quel modo perchè convinto che lo Stato fosse un mezzo “a proprio uso e consumo” (utile solamente per tirarsi fuori dai guai giudiziari). Credevo che una volta caduto tale omuncolo non avremmo MAI più assistito a scontri fra poteri dello Stato, a tristi mortificazioni e desolanti picconamenti della nostra Democrazia. Alzi la mano chi avrebbe mai pensato che i “Presidenti tecnici” (grandi sostenitori della democrazia europea) si sarebbero permessi (anche loro) di interferire nell'attività della magistratura? Credo nessuno. Tutti convinti che con l'arrivo di Monti, uomo beneducato e sobrio, così lontano dallo stereotipo dello svaccato e strafottente Berlusconi, non avremmo più assistito a certe scempiaggini. Invece no. La manfrina, o perlomeno buona parte di essa, non è cambiata. I casi sono due: o abbiamo sopravvalutato Berlusconi (alla luce di quanto sta accadendo, spiace dirlo, ma vien fin quasi da ridimensionare l'agire deplorevole del caimano di Arcore), o Berlusconi ha “fatto scuola” (nel senso che gli altri, vedendo che lui poteva farlo, si son detti: ma scusate, perchè non possiamo farlo pure noi?)... Oppure, molto più semplicemente, c'è un sistema economico e uno Stato talmente marci da provare enorme fastidio nel vedersi bloccare le proprie “folli corse” da regole e da norme (in poche parole, si vorrebbe andare verso un sistema giudiziario all'americana). Berlusconi è stato forse solo la “punta di diamante” (a suo modo, con i suoi estremismi e particolarità) di un sentimento che cresceva da molto tempo sottopelle, e che ora sta venendo alla luce chiaro. In Italia, e in special modo negli ambienti di Sinistra, si fa spesso l'errore d'individuare un “problema” e di riversare su di esso tutto il male del Mondo. In realtà, molto spesso, il problema è decisamente più ampio ed allargato.


Il punto è che la magistratura riveste spesso il ruolo di guastafeste, pignola e “indagatrice”. Quando un “sistema”, qualunque esso sia, è lanciato in una folle corsa, e non può fermarsi per nessun motivo al Mondo (causa la sua morte stessa), quello stesso sistema non può che vedere con profonda diffidenza qualunque “ente” sia in grado di stopparlo. Così è stato per Berlusconi, la cui ascesa imprenditoriale e politica è stata caratterizzata dal “fregarsene delle regole”: uno stop, una condanna, avrebbe fatto venire giù tutta l'impalcatura (di sabbia) che si era costruito. Così è per l'Ilva di Taranto, che è andata avanti anni grazie a collusioni e accordi sottobanco: uno stop non solo comporterebbe la perdita di competitività sul mercato (causa la folle corsa e i disumani meccanismi del sistema capitalistico), ma farebbe anche venir fuori (come in effetti già sta accadendo) nomi e figure delle compiacenze che si sono verificate. Così è anche, e sopratutto, per la storia della trattativa fra lo Stato e la mafia. Da molte parti, su questa questione, si vorrebbe non arrivare a nessuna conclusione o verità. C'è stata una pagina nerissima e vergognosa, che ha coinvolto buona parte dei vertici dello Stato (di diversa estrazione politica)... Nessuno avrebbe mai voluto, o sperato, si andasse a ritirare fuori questa storia. Certi cassetti non vanno mai aperti, specie quando si è riusciti ad occultarli con tanta bravura. In buona combutta fra tutti quanti, si era deciso di svolgere determinate operazioni (tenendo all'oscuro, come ovvio, la popolazione), e di seppellire poi quelle stesse operazioni sotto tonnellate di silenzi. La Magistratura è arrivata, da buona rompiballe, a chiedere di scoperchiare certi pentolami del nostro passato... E questo sta dando fastidio a molti, da più parti. Si vorrebbe tentare di ricacciare nell'ombra certi demoni che stanno riaffiorando. La strategia è chiara: nascondere, depistare, ostacolare, minimizzare... Siccome ormai è più che evidente che una trattativa di qualche natura ci sia stata, si tende addirittura a voler “burlare” l'azione dei magistrati. Dicono i detrattori: “han fatto la scoperta dell'acqua calda, i magistrati... C'è stata una trattativa fra lo Stato e la mafia... Embè, dove sta il problema? Lo Stato è in guerra con la mafia... In guerra non si tratta? Lo Stato ha trattato in guerra... Punto, semplice. Tutto qui!”.

Evidentemente certi personaggi non sanno, o fingono di non sapere, cosa sia la dignità di un Paese e di un popolo.

L'azione di Napolitano, ossia il sollevamento del conflitto di attribuzione nei confronti dei pm per le telefonate intercettate, va esattamente in questa direzione di marcia (ossia, nel tentativo di ostacolare l'arrivo a certe verità). Perchè, sennò, un Presidente della Repubblica dovrebbe comportarsi in questo modo? A parte che nella nostra Democrazia chiunque dovrebbe essere intercettabile (specie chi siede nei Palazzi del Potere, visti i non brillanti precedenti). A parte che la Legge, su questa questione, non è affatto chiara. A parte tutto, mi domando: ma perchè Napolitano, su una questione così delicata, ha voluto fare un intervento del genere? Non la trovate anche voi una nota stonata? Considerato che la trattativa fra Stato e mafia è stata una vergogna immonda per il nostro Paese, e considerato anche che fino ad ora è stata nascosta sotto migliaia di veli di omertà, un buon Presidente di Repubblica (che non ha nulla da temere) dovrebbe dire: “intercettate, intercettate tutti. Intercettate pure me. Non c'è alcun problema. L'importante è che si arrivi presto ad una verità su questa questione”. Questo dovrebbe dire un BUON Presidente della Repubblica, cazzo! Questo... Non sollevare fantomatici conflitti di attribuzione. Il problema delle intercettazioni è un falso problema. Diventa tale per chi ha qualcosa da nascondere. Male non fare - paura non avere, dice il proverbio della nonna. I casi sono solamente due: o Napolitano ha qualcosa da nascondere, oppure è un uomo profondamente stupido (solamente uno stupido, infatti, potrebbe pensare di fare pignolerie su una pagina così delicata per il nostro Paese). Nonostante tutto, preferisco pensare sia più corretta la prima opzione. I fatti danno da pensare anch'essi: Napolitano era già stato intercettato in precedenti indagini... Perchè non aveva mai sollevato alcun conflitto d'attribuzione? Perchè lo fa solo ora, e su un'indagine così delicata? Ragion logica suggerirebbe che se non l'hai fatto per delle indagini “minori” prima, non ti converrebbe farlo nemmeno ora (su un nodo così cruciale). Perlomeno non ti stupire se poi a qualcuno viene il dubbio ci sia sotto qualche mafagna.

Eppure, in Italia, il Presidente della Repubblica è intoccabile. Nonostante i fatti e la logica parlino da soli... Destra, sinistra, centro: tutti compatti a giustificare perennemente le azioni sbagliate di quest'uomo! Solo il povero Tonino Di Pietro ha osato dire qualcosa, ed è stato subito messo alla gogna. L'hanno scaricato tutti, il povero Tonino: persino il signor Vendolafaccia, che fino a pochi mesi fa ci faceva le conferenze stampa insieme, ha fatto il salto della quaglia per andarsi ad “alleare” con il Pd (bell'assist ha fornito la Sinistra al Pdl, su questa storia delle intercettazioni. Oggi i “berluscones” possono rivendicare di aver avuto ragione loro quando dicevano che serviva una legge sulle intercettazioni. Possono anche accusare la Sinistra di utilizzare due pesi e due misure... E in effetti, a vederla così, hanno pure ragione)!? Speriamo che almeno alla fine di questo settennato si possano elencare gli sbagli commessi dal Presidente (senza per questo essere accusati di “vilipendio alla Nazione”). Alla fine del suo mandato, si potrà finalmente dire che Re Giorgio è stato uno dei peggiori Presidenti della Repubblica che abbiamo avuto? Ha firmato praticamente qualunque porcata uscisse dal Parlamento di Berlusconi (anche norme che erano palesemente incostituzionali). Ha rinunciato a sciogliere il Governo del Pdl, quando c'erano tutte le condizioni per farlo (se Berlusconi fosse andato a casa prima, avremmo avuto molti meno problemi. Abbiamo dovuto aspettare se ne andasse da solo. Quando ciò è accaduto eravamo ormai praticamente sul baratro più nero della crisi economica). Ha spinto con tutte le forze per la nascita di un Governo tecnico: Governo non limitato nel tempo (se non per la fine naturale di legislatura), e caratterizzato da scelte politiche pesanti (non votate dagli italiani). Infine, quest'ultima azione deplorevole sul conflitto d'attribuzione (la più grave fra tutte quelle elencate. Le altre, seppur sbagliate, possono essere giustificate dai momenti e dalle circostanze. Questa no. Questa decisione è tutta in mano sua: nessuno lo obbliga, e nessuno gli chiede di dare conto di ciò che fa!). Del resto, basta guardare la storia politica di Napolitano per capire un po' com'è fatto: Giorgetto, partendo da buon comunista, ha presto spinto su scelte facilmente accondiscendenti e moderate, fino a giungere a mischiarsi con quella parte più “corruttibile” (diciamo così) del socialismo. Devo anche ammettere che a me fa un po' pena questo vecchietto. Non so se ve ne siete mai accorti, ma Napolitano ha pianto in diverse occasioni pubbliche (specie negli ultimi tempi). A me da l'impressione di un uomo che vede franare il sistema che ha intorno, e che non sa come uscirne. E' un po' come il Papa, perso e sperso. Il Papa, anche lui, vede intorno a sé una Chiesa completamente allo sfascio... Il problema è che, entrambi, non solo non sanno come uscirne, ma contribuiscono (con le loro azioni) al peggioramento della situazione.

In conclusione, io sto con i magistrati (per riprendere la petizione indetta dal “Fatto Quotidiano”). Sto con i magistrati non perchè mi stiano particolarmente simpatici (per esempio, nonostante stimi moltissimo il lavoro che porta avanti, non condivido l'eccessiva politicizzazione del magistrato Ingroia. Un magistrato non solo deve essere indipendente, ma anche apparire tale: certe partecipazioni a manifestazioni politiche, a mio avviso, forniscono alibi a chi lo vuole attaccare!), ma bensì perchè sono rimasti l'ultimo baluardo di democrazia e legalità nel nostro Paese. E' molto triste dover riconoscere ciò: prima della Magistratura dovrebbero esserci mille altre figure pronte a difendere i princìpi cardini. Purtroppo non ci sono (o perlomeno, non ci sono più). E' l'amara Verità: guardiamo il caso dell'Ilva di Taranto... Se non ci fosse stato l'intervento della Magistratura, tutto sarebbe continuato com'era (nella più totale inerzia). Oggi, seppure un minimo, Società e Stato sono costretti a porre rimedio e bonificare. Questo mi fa salire una rabbia tremenda, perchè i pm erano le ULTIME (ultimissime) figure predisposte a fare ciò. D'altra parte mi dico: meno male che esistono (ancora) i magistrati. Sono gli ultimi soggetti che, seppur involontariamente, riescono a mettere uno stop ad un sistema economico e ad uno Stato completamente marci. Qualunque altra logica o figura di garanzia, nel nostro Paese, è saltata.

La speranza finale rimane quella di cambiare radicalmente la classe dirigente e la mentalità di questa nostra disastrata Italia. Speriamo, come sempre.

Un abbraccio a tutti,
Anima Blu

sabato 11 agosto 2012

La lezione di Oscar (e altri piccoli aneddoti sulle Olimpiadi)


Nel marasma di cattive notizie che ci circondano, ce n'è stata una bellissima (passata sotto silenzio, o quasi): la partecipazione di Oscar Pistorius alle Olimpiadi. Mi sono davvero stupito di quanto poco se ne sia parlato... Diamine, ciò che è riuscito a compiere questo ragazzone sudafricano è stata un'impresa davvero STORICA! L'importanza della partecipazione di Pistorius alle Olimpiadi non sta tanto nel riconoscere le incredibili qualità (nonché la straordinaria forza di volontà) di questo atleta (tutte cose che, a mio avviso, dovrebbero essere ormai ampiamente scontate). Non importa nemmeno se abbia vinto o meno. La straordinarietà dell'impresa sta proprio nel significato etico che trasmette. Oscar, con il suo gesto, è riuscito a rompere quel “tetto di cristallo” (per utilizzare un termine riferito ad un'altra forma di discriminazione, ossia quella delle donne sul lavoro) che divideva i “normodotati” dai “diversamente abili”. La sua azione “eclatante” cambia (o perlomeno dovrebbe cambiare) il modo di vedere e di concepire la disabilità. L'idea che una persona amputata possa, con due protesi, correre insieme a tutti gli altri atleti “normodotati” è un qualcosa di talmente banale e, allo stesso tempo, talmente RIVOLUZIONARIO, da mettere i brividi. Fin da piccolo, e ancor di più crescendo e iniziando a lavorare nel mondo dell'arte, mi sono accorto di quanta netta divisione ci sia fra le attività dei cosiddetti “normodotati” e quelle dei “diversamente abili”: lo sport dei disabili, l'arte dei disabili, i festival dei disabili... Che palle!! Per ogni singola Realtà di Vita e di Azione degli esseri umani c'è sempre un mondo fatto per i cosiddetti “sani”, ed un altro (che gli scorre accanto, completamente parallelo) per i “diversi”. Nel mondo dell'Arte, ad esempio, ci sono due e vere proprie realtà distaccate e ben organizzate entrambe: l'Arte di tutti, e l'Arte dei disabili. Io faccio sempre l'esempio della musica “comune” e della musica “cristiana”: quest'ultima, seppure non sia conosciuta a livello generale, ha in sè un vero e proprio Mondo... Un Mondo fatto di artisti, di produttori, di organizzazione di festival/tourneè, di dischi. Insomma, una vera e propria realtà che scorre sottostante, e parallela, alla “sorella maggiore musica comune” (senza per questo mai sfiorarsi o incontrarsi). Lo stesso vale per l'arte dei disabili. Ci sono decine e decine di festival delle “abilità differenti”, di eventi celebrativi delle qualità dell'handicap, di enti che organizzano mostre di artisti disabili, e via di questo passo. Tutto, quasi sempre, parallelo e distaccato dall'Arte comune. Non c'è nulla di male, per carità. Solo mi domando: perchè deve funzionare quasi ESCLUSIVAMENTE in questo modo? Perchè la mia Arte deve interessare solo se inserita in un Festival appositamente dedicato, e non può essere inserita anche in un Festival per “tutti” (sto un po' estremizzando... Ovvio capitino anche inviti a rassegne “non specializzate”. Tuttavia, queste ultime sono nettamente la minor parte)? Una poesia, se è di valore, è tale sia che venga scritta da un poeta disabile che da un poeta normodotato. Una canzone, idem. Un quadro pure. Perchè devo considerare “colleghi”, e vengo considerato “collega”, solo da quelli che hanno un qualche tipo di menomazione come me? La trovo una cosa completamente assurda, priva di qualunque significato logico.


Oscar Pistorius, con il suo percorso, viene a dirci che questi concetti non sono assurdi solamente nel campo dell'Arte (o in altri), ma lo sono addirittura nello sport. Lo sport, per sua natura basata sul confronto e sulla prestanza fisica (nonché su una inevitabile competitività estrema), era forse l'unico ambito in cui una divisione fra “abili” e “disabili” era ancora concepibile e logica. Pistorius ci dimostra che anche li, con i giusti strumenti e con una buona dose di apertura mentale, si può competere assieme. La lezione finale è che, nel 2012, bisogna incominciare a pensare di unire insieme (tutte le volte in cui questo è possibile) mondi finora rimasti separati. E' proprio il modo di approcciarsi alla questione che deve cambiare... Bisogna iniziare a ragionare che, dinnanzi ad una situazione o a un evento, ci si deve prodigare (fin dall'inizio) per mettere dentro anche alcuni elementi di “diversità” (non ci dovrebbe nemmeno essere bisogno di ragionarci. Dovrebbe essere un meccanismo automatico!). Basta con le divisioni in compartimenti stagni. Basta con gli eventi “celebrativi” e separati. La vita intera è composta dalla “diversità”... Tutte le volte in cui è possibile, si deve onorare questo sacro principio naturale (è chiaro che per talune situazioni può non essere proprio fattibile. In quei casi ben vengano manifestazioni separate. L'importante è però averci provato, con tutti i mezzi possibili).

La bella lezione di Pistorius contrasta fortemente con il caso di doping del marciatore Alex Schwarze. Sinceramente non mi ha stupito più di tanto la coglionaggine di quest'uomo: del resto, da uno che vive fra le montagne e i pascoli e fa la pubblicità dicendo che preferisce mangiarsi i Kinder Pinguì, cosa bisognava aspettarsi (l'ho sempre pensato che era un po' un pirla, da quando la prima volta vidi quello spot)? Battute facili a parte... A me ha dato l'impressione che questo atleta altoatesino sia solamente uno dei tantissimi che si dopano (oserei dire, quasi tutti). Mi ha trasmesso la sensazione di una persona stanca, fortemente stressata dall'impegno che questa disciplina gli provocava, che ha VOLUTO farsi beccare (da come ha descritto la questione, mi sa tanto che i controlli sono delle gran pagliacciate. Credo se uno voglia farla franca non ci voglia molto... Basta qualche piccolo artifizio! Indi per cui, se tanto mi da tanto, chissà quanti si dopano senza essere scoperti!). Una cosa sola mi preoccupa fortemente: se una disciplina “secondaria” come la marcia (non me ne vogliano gli appassionati di questo sport) ti richiede tutto questo sforzo e impegno, i calciatori allora cosa fanno? Le questioni sono due: o Schwarze ha gonfiato la questione (per giustificare la sua cazzata), oppure non voglio pensare a cosa s'iniettano nelle vene i calciatori (i quali giocano la domenica, il mercoledì e quasi ogni santo giorno della settimana).

Peccato, perchè le Olimpiadi sono una bella occasione di sano confronto. Pur non essendo un appassionato di sport, non sono d'accordo con Grillo quando dice che le Olimpiadi sono il trionfo dei nazionalismi (perlomeno, non in un'accezione negativa). Le Olimpiadi credo siano un momento di sano confronto fra i vari Paesi del Mondo... Potremmo definirla quasi un'alternativa pacifica alla guerra, una sorta di combattimento ricco di competizione e privo di odio. Certo, anche questa manifestazione ha qualche bella pecca: il capitalismo con la sua invasione di marchi e di commercializzazione, il doping, la cementificazione selvaggia... Quest'ultimo punto mi sta sopratutto molto a cuore. Non è possibile che ogni volta che c'è un grande evento (tipo Olimpiadi, Mondiali, Europei, o Expo) si debba sconvolgere la faccia di una città, cementificando a più non posso. Ogni grande evento è una sorta di condono voluto e mascherato (l'avevano capito molto bene Bertolaso & Co.). A questo punto le soluzioni sono due: o si sceglie una città fissa dove svolgere sempre lo stesso evento (almeno cementifichi una volta, e morta li), oppure ci si fa andare bene le strutture che ci sono (se non sono abbastanza capienti, si allarga la manifestazione a tutte le città più importanti del Paese ospitante). Si possono organizzare grandi eventi, senza per questo dover riempire tutto con nuovi metri cubi di cemento e di asfalto. Basta ridimensionarsi un po', ed utilizzare il cervello.

Le cose basta volerle, per realizzarle. E' quello che ci ha insegnato anche Pistorius in queste Olimpiadi.

Un abbraccio a tutti,
Anima Blu

giovedì 2 agosto 2012

Un futuro per Taranto...


Qualche tempo fa, dopo aver visitato la città di Taranto, scrissi un articolo al riguardo. Rimasi sconcertato dalla bellezza di questa città, e da come l'uomo sia riuscita a distruggerla vergognosamente. Un conto è parlare di Taranto avendo visto le immagini in tv, un altro è parlarne dopo averla visitata di persona... Credetemi, cambia radicalmente la prospettiva delle cose (o, perlomeno, così è stato per me): nessuna ottima ripresa televisiva può trasmetterti il senso d'angoscia e di abbandono che provi una volta poggiato i piedi nella città jonica. Ciò che mi è apparso chiaro da subito è stato il fatto che a Taranto si sia compiuto un vero e proprio scempio “all'italiana” (forse il più arrogante scempio che il nostro Belpaese ricordi). Quando si parla di Taranto in tv, si parla solamente di uno stabilimento che inquina... Tutto molto generico, senza dettagli né precisazioni. Cosicchè, lo spettatore da casa si fa l'idea di un impianto che inquina (come tanti altri), vicino a una città come tante altre, in una situazione come tante altre. In realtà, gli andrebbe spiegato che l'Ilva di Taranto non è vicino, bensì dentro la città stessa (quasi la ingloba, a pochi metri com'è dalle abitazioni dei cittadini). Gli andrebbe anche spiegato che l'Ilva è solo uno dei megaimpianti disseminati intorno alla città... Oltre all'acciaieria, infatti, ci sono : una raffineria dell'Eni (praticamente attaccata all'Ilva), un cementificio, un inceneritore, e un porto industriale! Infine, per spiegargli che città meravigliosa era e sarebbe stata Taranto (e quanto folle sia stato il progetto industriale costruitogli intorno), bisognerebbe portare lo spettatore a visitarla direttamente (nessuna parola basterebbe per rendere abbastanza bene l'idea): una piccola penisola, allungata in mezzo al mare, con un centro storico mozzafiato e l'acqua tutt'intorno a farle da corona. Potremmo definirla una specie di Florida, o più semplicemente una delle più belle città del Salento (al pari, se non più, di location come Lecce, Otranto, o Gallipoli).


Oggi, finalmente, dopo decine di anni in cui tutti sapevano e nessuno faceva nulla, è arrivata la Magistratura (con il procedimento di sequestro degli impianti a caldo). E' arrivata la Magistratura, laddove tutto è fallito: lo Stato, la politica, il sindacato, la cittadinanza attiva... Tutto. L'intervento della Procura ha sbattuto in faccia a tutti la verità dei fatti. E' stata la più grande sconfitta di tutti quelli che, chi più chi meno, diceva che le cose andavano bene così com'erano: l'amministrazione comunale (la quale doveva essere in prima linea per pretendere un cambio di rotta), la giunta regionale (a rivederli oggi, fanno sorridere e incazzare gli slogan di Vendola che, pochi mesi fa, annunciava trionfante il rispetto dei limiti di emissione dell'Ilva. I limiti, a detta del presidente-poeta, sarebbero stati rispettati grazie ad una Legge regionale che obbligava l'acciaieria a rendere conto di ciò che usciva dai suoi camini... Peccato però che i controlli non fossero continuativi, e che venissero addirittura concordati con l'azienda!? D'altronde, è lo stesso Vendola che oggi, invece di ammettere di essere stato sconfitto anche lui, attacca dicendo che bisogna smetterla con il “fondamentalismo ambientalista”... Lo stesso Vendola che ha fondato un partito che si chiama “Sinistra, ECOLOGIA e Libertà”!? Mi viene da pensare che, forse, stare troppo seduto sulle poltrone del “potere”, gli ha fatto scordare il significato più autentico della parola “ecologia”), e tutte quelle istituzioni pubbliche che avevano il compito di tutelare la salute pubblica.

Oggi la Procura ha inquisito, e posto agli arresti domiciliari, i dirigenti e il Patron dell'Ilva. Benissimo. Mi piacerebbe, però, vedere inquisiti e sbattuti in galera anche tutti quei dirigenti pubblici che hanno permesso (con parole, opere e omissioni) che, in quarant'anni di negligenze, si arrivasse a questo punto. I privati, si sa, sono molto spesso dei mascalzoni che inseguono il profitto (a tutti i costi, e con tutti i metodi possibili)... E per questo vanno puniti, con la maggior severità possibile. Tuttavia, i privati non hanno occupato abusivamente i terreni di Taranto, costruito megaimpianti industriali, inquinato a più non posso, senza che le istituzioni pubbliche ne sapessero nulla. Ci sono stati uomini dello Stato, a più livelli (locale, regionale, e nazionale), che hanno permesso (con delibere e permessi, con accordi sottobanco, con l'omertà di chi vede e si gira dall'altra parte) che si arrivasse a questo punto. Mi piacerebbe molto che ora li si andasse a prendere uno per uno, li si sbattesse sul banco degli imputati (chiedendogli conto delle azioni che hanno compiuto in veste di amministratore pubblico), e li si punisse con la massima pena possibile (se riconosciuti colpevoli, ovviamente). Se non c'è una Legge che permette di fare quest'operazione, allora si faccia la Legge! E' venuto il momento che chi si occupa della “cosa pubblica” risponda in prima persona per ciò che commette (e permette) nella sua veste di “funzionario dello Stato”. E' grave che un privato non si occupi della salute dei cittadini, ma è ancor più grave che non se ne occupi chi ricopre il ruolo di Stato. Perciò, lo Stato deve dare l'esempio, e incominciare a punire chi sbaglia sapendo di sbagliare .

... Al di là di tutte queste valutazioni, la domanda è: ora che si fa? L'intervento della Magistratura è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Nessuno si aspettava (e men che meno sperava) accadesse qualcosa del genere... A tutti, chi più chi meno, andava bene si continuasse nell'inerzia che ha dominato fino ad ora. Il discorso che circolava, riassunto, era una cosa del genere: “ma si, d'accordo, l'Ilva inquina. Ma quale impianto non inquina? Risolvere il problema di Taranto è troppo complicato. Lasciamo tutto come sta... Son quarant'anni che va avanti così...”. E invece no. E' arrivata la Procura (ripeto, l'unica istituzione pubblica che ha “voluto” e “dovuto” intervenire) a dire che così non va bene per niente. La classica figura del guastafeste, insomma. Gli operai sono, come ovvio, preoccupati di perdere il posto di lavoro. Taranto è diventato anche l'emblema della presenza, e qualche volta dello scontro, fra due anime storiche della Sinistra: la Sinistra ambientalista, e la Sinistra operaia. La prima mette al centro, prima di ogni altra cosa, la difesa dell'ambiente e della salute dei cittadini. La seconda, pur criticandone alcuni meccanismi, ha necessariamente bisogno che il modello industriale continui (e, possibilmente, si sviluppi). Inutile dire che, personalmente, parteggio per la prima. E' comprensibile (e assolutamente giustificata) la paura degli operai di perdere il lavoro. Tuttavia, gli consiglierei di vedere la Magistratura come un'amica, non come un ostacolo. La Procura è l'unico soggetto a cui, al momento, interessa difendere la loro salute (tutti, sebbene a parole dicano l'opposto, se ne fregano di chi lavora in quella fabbrica). Il paradosso è che, davanti ad un impianto che inquina, e davanti ad un soggetto che vuol fermarlo per tutelare la salute di chi ci lavora, lo stesso lavoratore debba invece chiedere di continuare a farlo funzionare. E' ovvio che gli operai chiedano ciò perchè non possono permettersi di restare senza lavoro. Permettetemi, però, di sottolineare che è davvero un paradosso un sistema che spinge gli operai a comportarsi in tal modo!? A tal proposito, ho letto in questi giorni un azzeccatissimo commento... Diceva: gli operai di Taranto preferiscono l'inquinamento, perchè il cancro è possibile, mentre la fame è certa! Amara verità...

Dicevamo: ora che si fa? Innanzitutto, i limiti d'emissione vanno messi a posto e l'area va bonificata (anche se non capisco bene cosa s'intenda per bonificare... Taranto è tutta da bonificare!?). Il problema è che il signor Riva (patron dell'Ilva) ha già detto, molto candidamente, che lui i soldi per bonificare l'area non ce li mette. Perciò, il Governo si prepara a stanziare vagonate di soldi per rimediare i danni provocati dall'impianto (si, d'accordo, i danni fuori dall'acciaieria... Però quei danni li ha pur sempre fatti l'Ilva, no?). Questo è lo splendido sistema liberista: il privato può fare quello che vuole, lo Stato non deve interferire in alcun modo (bisogna lasciare spazio illimitato al mercato per autoregolarsi!)... Quando però poi il privato combina danni, allora a dover pagare è lo Stato!? Wow. Fantastico. Applausi… A voi sembra logico? A me no, per niente. Il pubblico non deve versare nemmeno un euro per sistemare i danni provocati dall'Ilva. Se è lo Stato a dover pagare, allora si nazionalizzi l'impianto. Questa è un'altra bella regolina che andrebbe scritta sottoforma di Legge: quando una società privata fallisce (perchè gestita male), o quando si rende responsabile di danni verso l'intera comunità, va nazionalizzata (con i beni privati dei responsabili sequestrati... come si fa con i mafiosi!). A me va benissimo che esistano un pubblico e un privato, a patto che i soldi pubblici restino nel pubblico. Un privato non darebbe mai un euro per sistemare un danno provocato dallo Stato... Perchè non deve valere lo stesso principio, anche al contrario? Si nazionalizzi l'Ilva, prima di ogni altra cosa (d'altronde già lo era, prima di essere “regalata” ai signori Riva), e poi si decida cosa fare. Tutti concordano sul fatto che l'acciaieria debba continuare a funzionare. Poche sono le voci che sostengono vada chiusa. Io sono fra quelle voci. Il motivo principale che apportano alla discussione è che da lavoro a 15 000 persone, da più di quarant'anni, e che chiuderla sarebbe una tragedia. E' vero. Hanno ragione. Chiudere l'Ilva, oggi, sarebbe un'operazione molto complicata. L'Ilva non andava costruita li, con quelle modalità (pensate che sono stati abbattuti 20 000 alberi d'olivo e più di 100 masserie per lasciar posto a questo ecomostro). Tuttavia, mi pongo una domanda: ma in una Società in cui domina il pensiero della flessibilità a tutti i costi, è così scandaloso pensare che dopo quarant'anni una fabbrica del genere possa anche chiudere? Il ministro dell'Ambiente Clini, fido paggetto del signor Monti (quello che dice che un lavoro per tutta la vita è monotono!), si prodiga nel sostenere che l'Ilva debba continuare ad esistere. Ma come... Volete la flexsecurity (flessibilità sempre e comunque) per tutti, tranne che per i megaimpianti industriali? Il discorso che fanno è: l'Ilva, seppur inquinando, ha garantito benessere e ricchezza ai tarantini per quarant'anni... Chiuderla oggi sarebbe un disastro ancora peggiore. E' un pò come se davanti ad un boss mafioso, pronto per essere arrestato, si dicesse: si d'accordo, è un mafioso, ma ha garantito posti di lavoro per quarant'anni. Lasciamolo libero. Lasciamogli continuare a fare il mafioso. E' meglio per tutti... Vi pare sensato?

Io dico: Taranto ha funzionato (per modo di dire...) per quarant'anni, è stato un polo d'eccellenza nella produzione industriale, ha sacrificato morti e ambiente per l'Italia. Ok? Va bene, facciamo finta che sia andata bene così... Adesso basta. Taranto, dopo quarant'anni, ha diritto a vedere un futuro diverso, un'economia diversa, una prospettiva diversa. Taranto ha diritto a smetterla di contare i morti, i bambini malati, le tombe nei cimiteri (troppa gente immolata sull'altare del benessere della Nazione). Adesso basta. Certo, cambiare la faccia e l'orizzonte della città jonica è senz'altro un'impresa titanica, un cammino lungo e tortuoso. Tuttavia, noi esseri umani non siamo quelli evoluti, quelli che amano progredire, quelli che si mettono continuamente in discussione? Suvvia... Vogliamo andare a cercare l'acqua su Marte, e non siamo capaci d'immaginare un futuro diverso per Taranto?

Cosa si potrebbe fare in concreto? Innanzitutto, ai lavoratori di Taranto andrebbe garantito un reddito di cittadinanza (oltre ai classici cassa integrazione e altro). Si, lo so cosa state pensando... Ci vogliono una marea di soldi. E' vero, ci vogliono una marea di soldi. Per fare cose utili ed importanti, ci vogliono sempre tanti soldi. Incominciamo a mettere un po' di patrimoniali, ad azzerare le spese militari, a togliere TUTTI i finanziamenti pubblici a giornali e partiti, e vedrete che qualcosa comincia ad uscire. Quegli stessi operai andrebbero poi rimpiegati nei lavori di bonifica degli impianti. Sul futuro dell'impianto si potrebbe pensare a lanciare una gara pubblica di acquisto di brevetti e di tecnologie all'avanguardia (in Italia ce ne sono tanti, che aspettano e non trovano sbocco), e riconvertire così l'industria di Taranto in un polo di eccellenza della produzione pulita. Un'altra idea (visto la grandezza degli impianti potrebbero coincidere entrambi) sarebbe quella di trasformare gli impianti in un polo museale. In Germania, che non hanno un decimo dei beni culturali che abbiamo noi (ma che sono aperti con la mente, e sanno far rendere fino all'osso ciò che hanno), hanno trasformato vecchie fabbriche dismesse in musei accattivanti che raccontano la produzione industriale. Quei musei oggi rendono come, se non più, di quando erano fabbriche in funzione. Se a ciò unissimo il rilancio della città come centro turistico (Taranto, per quanto è bella, potrebbe attrarre vagonate di turisti... Ovviamente, andrebbe un pò sistemata! C'è un centro storico, ad esempio, davvero mozzafiato... Peccato stia letteralmente cadendo in pezzi!?), si potrebbe innescare un meccanismo davvero virtuoso. Una volta bonificata, potrebbero essere rilanciati anche altri settori strategici: la pesca, l'agricoltura, la pastorizia (oltre a nuovi possibili campi su cui dirigersi), eccetera. Certo, tutto questo è lungo, dispendioso, faticoso (bonificare Taranto oggi, dopo quarant'anni, può risultare talmente difficile da sembrare quasi inutile). E' sicuramente molto più semplice lasciare tutto com'è, illudersi di mettere sotto controllo le emissioni dell'Ilva, continuare a far morire la gente di cancro (perchè, per quanto tu possa regolarla, l'acciaieria continuerà a produrre morti. In nessun paese del Mondo, se non in Cina forse, si costruirebbe un'acciaieria dentro una città!?). E' indubbio che su Taranto occorre fare un investimento, di futuro e di civiltà. Quale investimento, all'inizio, non è dispendioso? La finanza fallirebbe, se abbandonasse il principio del rischio nell'investimento. E' proprio questa parola che manca nel vocabolario del nostro Paese: “investimento” (etico, moderno e intelligente). La parola “investimento” è ciò che potrebbe dare un rilancio al nostro Paese. In Italia si è sempre pensato alla comodità del momento, alla scorciatoia più semplice e meno dispendiosa. Mi sarei aspettato dal signor Monti (persona certamente molto intelligente), che cita De Gasperi (“Il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”), un'indicazione di rotta nel seguire investimenti redditizi ed innovativi . Invece niente. Nada de nada. Il signor Monti, il grande economista, è stato solamente capace di mettere le mani nelle tasche dei soliti noti poveracci (anche qui... Via comoda e veloce). Nessuna patrimoniale. Nessuna spinta all'innovazione tecnologica. Anzi... Ha semmai consentito al banchiere Passera di togliere i finanziamenti alle rinnovabili, per lasciar posto alle trivellazioni nell'Adriatico!? Ottimo, no?

In conclusione... Mi auguro si riesca ad immaginare un futuro diverso per Taranto, come per tutto il Paese. Un futuro in cui si abbia il coraggio di osare, di uscire dal comodo seminato. Un futuro in cui si prendano i soldi dove si devono prendere (senza più reticenze o imbarazzo alcuno), e si mettano dove servono davvero. Un futuro intelligente, etico e pulito. Un futuro, insomma.

Me lo auguro con tutto il Cuore, anche se (ahimè) ne dubito davvero.

Un abbraccio a tutti,
Anima Blu

martedì 22 maggio 2012

Segnali preoccupanti...


Abbiamo vissuto uno dei fine settimana più drammatici della storia degli ultimi anni. Nel contesto di un clima già ampiamente teso, si sono uniti due eventi “eccezionali”: l'attentato a Brindisi, e il terremoto nel nord Italia... Uno figlio della malvagità umana, l'altro figlio del “destino” (destino fino ad un certo punto, perchè quando crollano due capannoni “moderni” in testa ai “soliti” operai non è opera del destino). E' molto raro (per fortuna) che Destino e malvagità umana si uniscano in questo modo così ravvicinato e potente... Quanto è successo può avere l'unico effetto positivo di ricordarci quanto fragile e preziosa sia la Vita umana. Guardando in tv le immagini di disperazione e di panico, provenienti sia dall'Emilia che da Brindisi, ho pensato una cosa (devo ammettere che la penso ogni volta che accadono eventi tragici di così importanti dimensioni): l'essere umano si crede potente ed invincibile.... Crede di poter dominare tutto e tutti, di essere la più forte forma vivente dell'Universo... In realtà, poi, quando arrivano eventi di questo genere, diventa immediatamente preda impotente del panico... La Verità è che siamo solamente dei piccoli topolini, rinchiusi in una grande gabbia: ci diamo delle arie, facciamo i gradassi (dentro la nostra comoda gabbietta), ma alla fine basta un piccolo “soffio di vento” per farci scappare in ogni direzione. Dovremmo ricordarcelo un po' più spesso. Dovremmo, sopratutto, ricordarcelo tutti i giorni, quando non c'è nessuna tragedia ad “imporci” di dover riflettere.

Il terremoto, pur nella sua gravità, rientra nell'ordinarietà della Vita umana (solo rimane inconcepibile come, ogni volta, debbano morire delle persone. Quando ci decideremo ad investire nella messa in sicurezza degli edifici nel nostro Paese? Non è più accettabile che ad ogni scossa un po' più forte ci siano delle vittime, o che vadano distrutti secoli di storia, di arte e di cultura). L'attentato a Brindisi, invece, è un segnale che gela il sangue nelle vene. E' la prima volta nella storia del nostro Paese che viene attaccata una scuola in questo modo. Nemmeno negli anni di piombo, o nel periodo delle stragi, si era mai arrivati a tanto. Com'è ovvio che sia (anche se, a mio avviso, un po' troppo frettolosamente), il pensiero è andato immediatamente al riacutizzarsi di vecchie strategie terroristiche o al risveglio delle cosche mafiose. Ora che le indagini paiono andare verso altre direzioni (del resto, fin dall'inizio, pareva un po' strano che le Br o la mafia si fossero “ridotti” a dover far esplodere tre bombole di gpl in un'anonima scuola brindisina), le nostre coscienze si sono un po' più tranquillizzate (pur rimanendo, come logico, molto scosse). Personalmente, però, credo che QUALUNQUE sia la matrice di questo attentato dovremmo essere seriamente preoccupati. Se si trattasse di mafia o terrorismo, va da sé quanto sarebbe grave. Se, però, come sembra, si trattasse del gesto di un folle isolato, sarebbe altrettanto preoccupante. Intanto perchè i gesti dei folli (i gesti così plateali e “pubblici”), sono sempre figli del contesto sociale in cui maturano. Chi lanciò la statuetta a Berlusconi, lo fece in un periodo in cui (a torto o a ragione) c'era un clima sociale molto teso nei confronti dell'ex premier. Chi qualche mese fa sparò ai senegalesi per le vie di Firenze, lo fece perchè alimentato da una continua e mai terminata campagna razzista nei confronti degli immigrati (idem vale, seppur con caratteristiche diverse, per Breivik in Norvegia). Insomma, in questo genere di situazioni, si uniscono sempre i problemi mentali del singolo con il contesto sociale dell'insieme. Per questo motivo affermo che se l'attentato di Brindisi è frutto di un matto isolato è preoccupante tanto quanto qualcos'altro. E' preoccupante perchè ci può essere un matto a Brindisi, come in qualunque altra città. E' preoccupante perchè in Italia mai nessuno si era messo a piazzare bombe davanti alle scuole (come del resto, mai nessuno si era messo a sparare per le vie di una città a tutti i neri che incontrava... Questo genere di stragi, che potremmo definire “all'americana”, da noi non erano mai accadute!?)! Il punto è che nel nostro Paese si sta creando un'aria davvero irrespirabile. Chi ci governa (e indirettamente anche noi singoli cittadini), non ci rendiamo conto di quanto stiamo scherzando col fuoco. In Italia è GIA' confezionata una bomba potentissima ed inarrestabile, a cui manca solo una miccia per deflagrare... Quella miccia si può chiamare terrorismo, guerra civile, o matti isolati. E' ora di abbassare davvero tutti quanti i toni (che non significa “arrendersi”, ma significa lottare nel modo giusto per evitare di soffiare sull'inutile fuoco della tensione sociale), e di cambiare immediatamente direzione (sopratutto chi ci governa). E' ora di farlo adesso, senza più scuse o rimandi... Altrimenti qualcun'altro, oltre agli esecutori materiali, avrà sulla coscienza tutti i morti innocenti di questo nostro Paese (studenti, operai, imprenditori, immigrati... e chiunque altro verrà...).

Un abbraccio a tutti,
Anima Blu

mercoledì 16 maggio 2012

Lettera d'Amore alla Sinistra


 
Facciamo un po' di analisi politica... Che ne dite? Alla luce del risultato delle scorse elezioni amministrative, vediamo quale “vento” tira sulla nostra Penisola. E' più che evidente che tira il vento del Movimento 5 Stelle (nonostante il Presidente Napolitano abbia barricato tutte le finestre del Quirinale, pur di non sentirlo...). Il Movimento di Grillo è un uragano che sta travolgendo tutto e tutti. Sinceramente, al contrario di molti altri, io non mi sono stupito affatto del risultato che hanno ottenuto. Era più che evidente che, prima o poi, Beppe e i suoi sarebbero “esplosi” in tutta la loro “potenza”. Molti pensano che l'exploit di questo fenomeno sia il risultato degli scandali politici di questi ultimi mesi. In realtà, la forza di Grillo era ben visibile già anni fa, quando ancora non era successo “nulla”: non c'era la crisi economica, non c'erano gli “scandali”, non c'era l'aria irrespirabile in cui stiamo vivendo... Non c'era “nulla”, insomma (nulla, se paragonato alla merda in cui ci ritroviamo oggi). Già dal 2005, se non prima, stava maturando intorno a Beppe un largo consenso, consenso che mostrava chiaramente che si sarebbe andati “molto” lontano. A Grillo vanno riconosciuti i meriti di aver “visto prima e meglio” ciò che non funzionava, di aver avvertito che stavamo in rotta di collisione con un sistema che non reggeva più (in realtà, Grillo non era l'unico a farlo. Quanti anni sono, ad esempio, che i movimenti ambientalisti denunciano la pericolosità delle ricadute ambientali del Sistema Capitalistico sul pianeta Terra? Venti, trent'anni, almeno. Tutti a deriderli, ad additarli, a definirli “i soliti rompiballe a cui non sta mai bene nulla”... Salvo poi ritrovarsi decine di anni dopo a ripetere le stesse identiche frasi dei “rompiballe”, e a citare gli studi da loro commissionati. Peccato che, nel frattempo, si sia praticamente devastato tutto quello che si poteva devastare). Solamente chi era distante dalla gente, dal popolo, poteva non comprendere quale era la potenza della “novità” che portava in seno Grillo: i giornalisti, gli economisti, i burocrati, i politici borghesi, eccetera. La cosa più grave, però, è che non l'abbia compreso chi aveva il “preciso dovere” di farlo (per storia, cultura, missione sociale, eccetera): la Sinistra. La Sinistra non ha mai compreso, e continua a non comprendere, la forza di questo Movimento (questa è la cosa più grave!?). Sono francamente insopportabili i signori della Sinistra, politici e non, che si mettono il paraocchi per non vedere, e che accusano Grillo delle peggiori nefandezze pur di non ri-mettersi in discussione. Sono preoccupato: chi rischia di uscirne davvero a pezzi da questa situazione è proprio la Sinistra. La Sinistra, come l'abbiamo conosciuta fino ad ora, rischia letteralmente di scomparire dal palcoscenico, se non si da una svegliata (non si salverà certamente passando il resto del suo tempo a definire il Movimento di Grillo “l'antipolitica populista”). Il Movimento 5 Stelle erode voti un po' dappertutto, ma è sopratutto a Sinistra che fa “strage” di consensi. Domanda: è Beppe Grillo che è un grandissimo stronzo che si diverte a distruggere la Sinistra, o è la Sinistra che da molti anni ha completamente smarrito la propria Essenza? Quando guardo e leggo il programma del M5S penso solo una cosa: perchè queste proposte stanno nel gruppo di Grillo, e non nell'agenda di programma di una qualsivoglia coalizione di Sinistra? L'idea che la politica debba essere un servizio per gli altri, per la collettività, limitato nel Tempo (e non, quindi, un mestiere fatto e finito), non dovrebbe essere di Sinistra? L'idea che questo meccanismo perverso della “crescita a tutti i costi”, che non guarda in faccia a niente e nessuno, non sia l'unico percorribile, non è di Sinistra? L'idea che l'ambiente bisogna difenderlo davvero, nei fatti concreti, e non a parole (opponendosi, per esempio, a una grandissima stronzata quale è la TAV in Val di Susa), non è di Sinistra? L'idea che lo Stato ritorni a fare lo Stato, e che non sia più piegato a logiche privatistiche e/o liberiste, non è forse di Sinistra (quando una Banca fallisce, per esempio, non va nazionalizzata?)? L'idea che la globalizzazione sia positiva se si tratta di mettersi in comunione attraverso la Rete, ma che sia assolutamente deleteria quando significa trasportare merci in giro per il Mondo (quando le stesse si potrebbero produrre in loco), non è di Sinistra? L'elenco potrebbe essere ancora molto lungo. Non capisco perchè la Sinistra italiana continui a guardare ed ammirare sempre ciò che è fuori dai nostri confini (prendendosi delle gran cantonate: prima Zapatero, poi Obama, ora Hollande...), e ciò che c'è di positivo qui lo ignori completamente. La Sinistra deve tornare a fare la Sinistra. Buona parte del programma del Movimento 5 Stelle dovrebbe essere il futuro programma della Sinistra (non perchè Grillo sia la “moda” del momento, ma perchè quelle idee SONO di Sinistra).

Ora... Il mio articolo potrebbe sembrare la solita “beatificazione” del leader carismatico di turno. In realtà non è così. Alcune cose di Grillo e dei suoi non piacciono neanche a me. Non mi piace, ad esempio, la politica “urlata” e l'insulto troppo frequente (è insopportabile, però, sentire quelle “scimmie urlatrici”che stanno sempre in Parlamento e in tv criticare il comico genovese perchè, a loro avviso, farebbe della “politica urlata”... Loro... Loro, che hanno trasformato il Parlamento e i mezzi di comunicazione in squallidi teatrini dove vince chi urla più forte, vanno a dare “lezioni di buona educazione” agli altri... Per piacere... Abbiate almeno un ultimo briciolo di Dignità!). Non mi piace l'idea di mettere i giovani contro gli anziani (non è detto che perchè uno sia anziano non possa stare in Parlamento o governare le Istituzioni. Conta la mentalità con cui si ragiona, non l'età anagrafica). Non mi convince, sopratutto, l'onnipresenza (spero temporanea) di Beppe nelle decisioni e nella gestione del Gruppo (pare che, insomma, chi non gli sta troppo “simpatico” venga buttato fuori, senza troppi convenevoli). Non mi convince per due motivi: il primo è che un Movimento, seppur con un Fondatore, deve essere il più collegiale possibile (lo dice la parola stessa: “movimento”)... Il secondo è che ciò potrebbe influire negativamente sulla scelta della classe dirigente. La domanda che mi faccio è: i ragazzi che vengono candidati, secondo quale criterio (e sopratutto, da chi) vengono scelti? Questa, credo, sia la parte più debole di tutta l'impalcatura grillina. Manca un focus sulle singole persone, e sulle loro idee. Al momento abbiamo un leader “carismatico”, che sceglie di non candidarsi (legittimo, per carità, ma con delle inevitabili conseguenze), e idee molto chiare... Perfetto. Oggi come oggi avere queste due cose è già una gran cosa. Ciò che mi appare molto più confuso è tutto il resto. I soggetti “candidati”, per esempio, che ruolo hanno nella costruzione politica e dirigenziale del Movimento? Si limitano solamente a mettere in pratica la “filosofia” del Capo, o possono avere voce in capitolo nei “piani alti” (chiamiamoli così) della questione? Se tutto il nocciolo della questione rimane in mano a Grillo, a lungo andare il meccanismo s'inceppa (vedi alla voce Silvio Berlusconi). L'idea che la politica sia fatta da semplici cittadini, per un tempo limitato, è ottima... I cittadini, però, non devono neanche essere dei semplici “attuatori” di idee altrui. In politica è molto importante la personalità e il carisma del singolo (carisma che, ovviamente, non deve strabordare oltre certi limiti). Nel M5S l'unico ad avere personalità, al momento, mi sembra Grillo. Mi auguro si tratti solamente di una questione “temporanea”, atta a far si che il Movimento prenda quota (voglio dire che, ad un certo punto, Grillo dovrà fare un po' di spazio anche a qualcun altro nella gestione del Movimento). Come vedete, insomma, anche in questa nuova Realtà ci sono aspetti problematici (come dappertutto, del resto). Le parole che ho speso non vogliono tanto essere una lode a Beppe Grillo, quanto una “lettera d'amore” alla Sinistra. La Sinistra deve tornare ad essere un Movimento di lotta e di popolo, con una classe dirigente fatta da semplici cittadini, e con un accesso alla politica libero e facilitato per tutti (questo non toglie che certe idee buone possano e debbano rimanere. Le Primarie, per esempio, sono stata una delle poche cose buone che si è “inventato” il Pd... Grillo non ha mai parlato di primarie nel suo Movimento!). La Sinistra deve mostrarsi coraggiosa nelle proprie Idee (idee che debbono essere radicalmente opposte e scomode a quelle dei propri “competitors”) , ed incorruttibile dinnanzi a ogni “tentazione” e/o inciucio. La Sinistra deve, in sostanza, essere il più lontano possibile dai Palazzi del Potere, e il più vicino possibile ai problemi reali (se così facesse ogni paura che l'attanaglia scomparirebbe, e il termine “grillino” tornerebbe ad avere il suo originale significato: piccolo e simpatico grillo!). Attenzione, perchè questo è un bivio senza alternative: o si cambia radicalmente, o si scompare!? Più di tante parole che si possono utilizzare, un esempio solo è significativo: gli operai prima votavano a Sinistra... Poi, evidentemente delusi, han votato Lega (prendendosi un grosso abbaglio)... Ora son “tornati” a votare “sinistra”, con Grillo. O la Sinistra riesce, con la propria azione, a riconvincere gli operai che si possono fidare di Lei, o la nuova Sinistra sarà solo e solamente Movimento 5 Stelle.

La mia analisi politica si è limitata solamente a questi due aspetti, perchè sul resto c'è poco da dire. Il Popolo della Libertà è scomparso (legittimamente). La Lega... stendiamo un velo pietoso. Il Terzo Polo è morto ancor prima di nascere. Diciamo che il messaggio che emerge da queste elezioni (e in generale da tutti i voti europei), è che la gente è nauseata da chi fino ad oggi si è professato “moderato”. Ci siamo forse finalmente resi conto che c'è più da preoccuparsi dei “moderati” (coloro che c'hanno portato in questo baratro finanziario), che dei “cattivi estremisti”. Certo, siamo fortunati (e dovremmo ringraziare) che noi abbiamo avuto l'exploit di Grillo, e non l'exploit dei neofascisti greci o francesi (anche se, qualcosa di giusto, lo dicono anche loro. Condivido, per esempio, l'idea che le frontiere vadano chiuse alla concorrenza sleale delle merci estere... Certo, loro le vorrebbero chiudere a tutti, merci e persone... Questo è ovviamente sbagliato, perchè un conto è una merce e un conto è un essere umano!). Bisogna ammettere che, sociologicamente parlando, è fisiologico che nei periodi di crisi si vada verso gli “estremismi”, mentre nei periodi di “pace” si facciano scelte più “moderate”. Certo, questo può essere anche molto pericoloso (i regimi totalitari nascono, spesso, dopo grandi crisi sociali)... Tuttavia, credo che oggi come oggi serva un po' di sano “radicalismo”. La strada che la nostra economia ha preso è evidentemente sbagliata, e non resta altro che uscire da questo pantano con una vigorosa sferzata di cambiamento. L'importante è saper scegliere un sano e pulito “estremismo” (onde evitare che la cura sia peggiore del male), e cambiare il volto di questo nostro malandato Pianeta.

Da qui devi ripartire, mia cara Sinistra...

Un abbraccio a tutti,
Anima Blu